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Rune: origini e significati

  • Immagine del redattore: Valentina Cavallese
    Valentina Cavallese
  • 14 dic 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 26 dic 2024


Sono sempre stata attratta dalla simbologia arcaica, da tutti quei prodotti culturali e religiosi che tuttora sfuggono alla fredda quanto ambiziosa logica scientifica. Pensiamo, per esempio, al concetto di spirito, o di anima. Non vi è una prova scientifica che ci dica, inconfutabilmente, “sì, l’anima esiste”, nonostante, banalmente, ogni cosa del nostro vivere ne sia pregna; non lo sappiamo, eppure ci esprimiamo attraverso costrutti quali “il nostro corpo, la mia mente”. Il corpo, la mente di chi o cosa? Dove ci collochiamo in quel complesso sistema di organi, ossa e pelle che chiamiamo corpo? Come direbbe Salvatore Brizzi, ricercatore e divulgatore: “è come tentare di spiegare il volo di un aereo, facendo di tutto pur di non dover ipotizzare la presenza di un pilota all’interno!”.

Ma non è attraverso dell’inconcludente filosofeggiare che vi voglio intrattenere: in questa rubrica parleremo di Rune. Un linguaggio antico e misterioso, denso di significato, che non solo rappresenta il frutto di un popolo sincretico apparentemente perduto, ma un diverso modo di approcciarsi al mondo, con tutte le sue dimensioni, più autentico, che fa ancora parte del nostro inconscio più profondo: che ancora può aiutarci a comprendere qualcosa in più sulle nostre origini di uomini che dall’alba dei tempi tendono all’ignoto.


Ho avuto la fortuna, di recente, di conoscere un uomo, che qui chiameremo Matteo. Una di quelle figure affascinanti nella propria diversità, cosparse di simboli sulla pelle, che, stufo di sentirsi ingabbiato nella scettica ideologia materialista dell’uomo occidentale moderno, ha deciso di seguire un richiamo speciale: quello verso lo sciamanesimo nordico. È stato lui a introdurmi a tali conoscenze. Vi è una grande differenza tra l’ammirare una Runa riportata in un libro e lo stringere tra le dita una pietra runica appena pescata da un sacchetto in pelle, che è l’esperienza, il sentire, pratica a cui non siamo più avvezzi.

Quando parliamo di Rune, parliamo di lettere, di miti, di simboli archetipici, ma anche di oracoli, divinità ed elementi materiali. Ognuno di questi significati s’interseca con l’altro, generando un potente mezzo d’espressione e manifestazione dalle molteplici funzioni; da quella più pratica (come, per esempio, una protezione incisa su scudi e unghie) a quella più magica e divinatoria.

Il significato etimologico del termine ‘runa’ ci riporta ai significati di ‘mistero, segreto, sussurrare, fare stregonerie’. Nel loro insieme rappresentano quella conoscenza divina che, secondo la tradizione, fu trasmessa a (o attivata in) Odino, durante il sacrificio che compie sull’Yggdrasill, l’Albero Cosmico: “Così presi a fiorire ed a essere saggio | e a crescere e a prosperare; | di verbo in verbo in me verbo sgorgava | di azione in azione in me azione sgorgava” (Hámavál, stanza 141).

Un altro carme narra invece che Odino le trasse dal cranio e dal corno del sapiente gigante Mímir. Diverse sono le origini a loro attribuite, ma tutte divine; difatti, le Rune venivano percepite dagli antichi come vere e proprie entità di natura magica, e mai furono usate per indicare i segni greci o latini. Portatrici di Rune, incise sulle loro unghie, sono anche le norne, dee del destino, tre in particolare il cui compito, tra i molti, è quello di irrorare l’albero sacro.


Ne consegue che le Rune stiano all’origine del Creato, con la precisazione che Odino, in quanto figura divina dalle molteplici manifestazioni, padre di uomini e dèi, non compie un sacrificio prettamente umano, ma di tipo iniziatico:


Io che io pendetti dall’albero [spazzato dal] vento

per nove notti intere,

dalla lancia ferito e sacrificato a Odino,

io stesso a me stesso,

su quell’albero che nessuno sa,

da quali radici cresca.


Pane [nessuno] mi diede né corno [per bere].

in basso guardavo:

raccolsi le rune, urlando le presi,

poi caddi di lassù.


(Hámavál, stanza 138)


Nel mondo nordico, retaggio di antichi culti, il sacrificio più eccelso era proprio quello in cui la vittima s’immolava a se stessa, al fine di accedere a conoscenze superiori.

Dunque, le Rune sono sì strumenti e oracoli, ma, così come i Tarocchi, rappresentano anche un percorso di trasformazione spirituale, di stampo individuale e cosmico. Chi le possiede e ne sa correttamente disporre ottiene il potere su ogni entità del mondo; con esse è possibile curare o causare dolore, comandare gli elementi, governare le emozioni, oppure indurle. Si tratta, insomma, di «vibrazioni specifiche dell’energia primordiale usate principalmente per la creazione dell’Universo stesso» (Rune. La Conoscenza Arcana, Úlfgaldar Valtýsson), con intrinseche connessioni alfabetiche, simboliche e magiche. Possiamo trovare così le rune dei parti, della gioia, della mente e dell’eloquio, della fortuna, del sopore, e molte altre.

In questa sede, non tratteremo la natura storica, archeologica o alfabetica pre-latina delle Rune e delle loro correnti (futhark e uthark le principali); le tratteremo invece, una per una, per un totale di venticinque Rune di base, nel loro significato mitico, spirituale ed esoterico. È interessante notare come nella stanza 144 dell’Hámavál (celebre testo della mitologia norrena) ci si riferisca alle Rune in questi termini, puramente divini e ritualistici:


Sai come si deve incidere?

Sai come si deve interpretare?

Sai come si deve dipingere?

Sai come si deve esperire?

Sai come si deve invocare?

Sai come si deve sacrificare?

Sai come si deve inviare?

Sai come si deve offrire?


Dal punto di vista divinatorio, pur leggendosi sia “al dritto” che “al rovescio”, sono di per sé neutre e assumono significato in base all’individuo e alla circostanza a cui fanno riferimento; proprio come Odino, rappresentano una possibilità, «egli può facilmente trascorrere dall’uno all’altro livello dell’esistenza, è dio dei vivi e contemporaneamente dei defunti, è piacevole e terribile, soccorrevole o letale. Per questo è per eccellenza dio della magia.» (I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi).


Nei prossimi articoli entreremo nel vivo dell’analisi delle singole Rune. Tuttavia, è prima necessaria una preparazione più pratica e, come testimonia l’esperienza di Matteo, attualissima.

Suddivideremo qui le Rune in cinque gruppi: le 7 Rune della Creazione, una Runa intermedia (Perthro), le 9 Rune della Manifestazione, un’altra Runa intermedia (Othilaz), le 7 Rune della Lotta-Rinnovamento.

Tipologie di Rune
Tipologie di Rune

Ogni Runa può essere composta da quattro elementi costitutivi:

  • L’asse verticale, la cui sommità rappresenta il divino, mentre la parte bassa rappresenta l’elemento umano.

  • La linea obliqua dall’alto verso il basso, da sinistra a destra, rappresenta la discesa compiuta dagli dèi come Dono per gli uomini.

  • La linea obliqua dal basso verso l’alto, da sinistra a destra, rappresenta al contrario il ritorno agli Dèi, ovvero il Sacrificio degli uomini per loro.

  • L’incrocio delle due linee precedenti (la punta della “freccia”) è invece detto “segno di fuoco”, che in base alla direzione della punta assume significati differenti.



Tali segni possono inoltre essere combinati per creare le Bandrúnar, ‘Rune legate’, a cui dedicherò un articolo a parte. Ogni Runa e ogni tratto deve rispettare una specifica gradazione (45 gradi) e geometria; per esempio, partendo dalla simbologia divinità-uomo della linea eretta, i punti da cui iniziano i tratti successivi corrispondono a specifiche zone energetiche del corpo, ovvero i ‘chakra’, la cui origine si può rintracciare nelle antiche pratiche indiane, ma anche, per esempio, cinesi e indo americane. È dunque attraverso la scomposizione delle singole Rune che possiamo comprenderne il significato profondo, come avremo modo di analizzare.

Disponete ora degli strumenti di base per seguire insieme a me questo splendido viaggio attraverso il mito, la simbologia e, come recita il titolo, la conoscenza arcana di un popolo che, come molti altri, ha custodito un rapporto diretto e speciale con l’Oltre. Secolo dopo secolo, questo Oltre si ripresenta, richiama, affascina, spazza via limiti e definizioni chiedendoci una sola, semplice cosa: ascoltare il proprio istinto, quella sotterranea saggezza, quel movimento interiore con cui dobbiamo re-imparare a rapportarci in modo intimo, aperto, sincero e senza pregiudizio alcuno.


 

Nota: La natura simbolica delle rune e l’interpretazione che se ne dà in questa sede è tratta dal volume Rune. La conoscenza arcana, di Úlfgaldar Valtýsson (Massimo Aurelio Nobili). Per tutti gli altri riferimenti invece la fonte è l’illustre Miti nordici di Gianna Chiesa Isnardi.




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