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Una fantastica scoperta

  • Immagine del redattore: Adriano Grazioli
    Adriano Grazioli
  • 14 dic 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 28 dic 2024

Quando mi sono appassionato alla letteratura del fantastico avevo circa tredici anni. Durante l’ora di tecnica, materia da me assolutamente disprezzata, mi fu sequestrata la copia di Tutti i romanzi e i racconti di Lovecraft che mi aveva prestato un amico. Mi ricordo che scambiai il mio Gameboy Advance SP per il libro. All’epoca, i videogiochi mi piacevano molto più dei libri, il che era strano già di per sé, ma quel volume, tra l’altro con una copertina di dubbio gusto, mi affascinava moltissimo. Il mio amico, di cui ricordo ancora il nome, Edoardo, me ne aveva parlato in una chiave quasi mistica: «Si tratta di uno scrittore che narra di libri maledetti, rilegati in pelle umana, di civiltà perdute e aliene. La gente cerca di capire se sia veramente esistito un libro chiamato Necronomicon, capace di risvegliare i morti ed evocare divinità indicibili».

Come avrei mai potuto resistere a una presentazione come quella?



Il primo racconto che mi fece rabbrividire fu Dagon. Non passò molto tempo e arrivai a leggere I topi nel muro; a causa di quel racconto persi il sonno per un paio di notti.

Il terrore si unì al pensiero di quanto strambe risultassero quelle storie e di come quel mondo fatto di misticismo e pseudoscienza avesse un fascino irresistibile, almeno per me. Fu solo tempo dopo, ormai grandicello, che per i miei diciotto anni comprai l’Omnibus di H. P. Lovecraft (Purple Press) per una cifra ridicola. Un regalo di compleanno che mi rimarrà per sempre nel cuore. Fu il mio battesimo del fuoco, ancora non lo sapevo, ma tra notti insonni e ansie costanti avevo intrapreso una strada che mi avrebbe condotto esattamente dove sono oggi: a scrivere queste righe per parlare a chi ama, o a chi vuole approfondire, il mondo weird.


Nella vita di tutti i giorni faccio lo psicologo clinico e se ho intrapreso questo viaggio per esplorare la psiche umana lo devo anche al Solitario di Providence, che mi permise di cogliere e amare tutte quelle sfaccettature scabrose, incoerenti e fantastiche che alimentano il nostro mondo interiore.

Sì, perché weird (letteralmente ‘strano’ in italiano, ma sinonimo anche di misterioso ed enigmatico) lo è anche la nostra mente, nello specifico l’inconscio umano. Non a caso, molti testi di questo genere descrivono bene i processi introspettivi, gli istinti e le paure umane.

Citando Lovecraft, “Il sentimento più forte e più antico dell’animo umano è la paura, e la paura più grande è quella dell’ignoto”.

Come protagonisti intenti a esplorare anfratti sottomarini, così nella vita di tutti i giorni ci immergiamo nella follia collettiva, dove relazioni, sentimenti e scelte dettano un ritmo blasfemo e irresistibile. Siamo portati a ballare la nostra danza collettiva come dervisci del deserto, plasmati dall’ipnosi del tran tran quotidiano.


Non è forse la vita stessa una favola weird a tutti gli effetti?


Non solo H. P. Lovecraft, non solo Weird Tales


Se dovessimo tracciare una linea temporale utile per definire da dove partono i racconti weird, sarebbe indispensabile tornare parecchio indietro. Sappiamo che il genere affonda le sue radici nel romanzo gotico, ma giunge alla sua piena indipendenza solo dopo l’arrivo di personaggi del calibro di Lord Dunsany (1878-1957), Algernon Blackwood (1869-1951) e Robert William Chambers (1965-1933), per citarne alcuni. D’altronde, la stessa Weird Tales non verrà fondata prima del 1927.

Lovecraft, con il suo Supernatural Horror in Literature (1927), ci vuole dare un piccolo quadro della situazione, raccontandoci da dove il tema orrorifico, tipico nei suoi testi, tragga ispirazione. Avremo modo di affrontarlo in un secondo momento, con più calma, ci basti sapere che non sono pochi i riferimenti pre-biblici.

Crescendo, il fantastico darà origine ad altri sottogeneri (anche se non sempre in maniera così diretta) come lo sci-fi, il cyberpunk, i romanzi distopici e lo sword and sorcery.

In questo primo articolo, delineeremo una panoramica del genere e ci prenderemo tutto lo spazio necessario per sviscerarne le tematiche.


Stabilito che in italiano il termine weird, per la letteratura, è tradotto con ‘fantastico’, è ora doveroso fare un passo indietro, cercando di capire la genesi di questo filone. Per farlo, dobbiamo tornare nel XVIII secolo a Königsberg, odierna Kaliningrad, un’enclave russa situata tra Polonia e Lituania con uno sbocco sul mar Baltico. In una famiglia di avvocati con fede luterana, nasce Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822). Esponente d’eccellenza del romanticismo tedesco, grazie alla sua passione per diverse arti, tra cui la musica e la letteratura, darà vita successivamente a un genere letterario nuovo che sarà una grandissima fonte di ispirazione per autori come Aleksandr Sergeevič Puškin, Nikolaj Vasil’evič Gogol’ e Aleksandr Ivanovič Herzen; ebbe influenza anche su personaggi quali Charles Baudelaire, Honoré de Balzac e Luigi Pirandello.

Nei suoi racconti ebbe modo di affrontare un numero vasto di tematiche, quali l’introspezione, l’horror, la solitudine e il diabolico, tutti elementi cardini. è a lui che si deve la creazione del genere come lo conosciamo oggi, nonostante all’epoca si trattasse principalmente di elaborati ancora sperimentali, tuttavia capaci di evocare nel lettore sentimenti e sensazioni forti. Il romanzo psicologico del Novecento come lo conosciamo oggi deve moltissimo a questo scrittore.

Essendo un filone difficilmente inquadrabile, non è raro oggi imbattersi in contaminazioni con altri generi, specie quando entriamo in libreria; se dovessimo, però, stabilire quali sono i capisaldi del fantastico potremmo fissare quattro elementi chiave:


  1. Disagio psicologico

  2. Atmosfere aliene e notturne

  3. Tema del doppio (come lo sdoppiamento di personalità)

  4. La Paura


La trama del reale perde il suo valore effettivo, i protagonisti sono spesso persone normali in situazioni straordinarie e reagiscono a tali disavventure sprovviste di quell’epicità o prontezza molto più care alle storie d’avventura. è una lotta interna contro timori atavici e creature abominevoli. La linea tra bene e male non risulta netta, così come la presenza di divinità non è sempre sinonimo di salvezza.


Vorrei poter aggiungere di più, ma diventerebbe, a mio avviso, più un turpiloquio che un articolo. Il genere è già “qualcosa in più” rispetto quanto appaia. Citando la teoria psicologica della Gestalt, il risultato è più della somma delle sue parti, e risulta ben visibile grazie al contributo di tutti quegli autori che hanno saputo arricchire questo genere letterario. Se in Lovecraft abbiamo una lotta effimera tra esistenza e universo, con Robert Howard (amico e contemporaneo di Lovecraft) scendiamo nelle viscere dell’istinto umano con un protagonista deciso a manipolare il suo destino contro le avversità.

Ogni declinazione del genere è sempre stata ben accolta e celebrata, poiché in essa è implicita la volontà di dare qualcosa al lettore. Insomma, parliamo di qualcosa che muta e cambia nel tempo, un ossimoro, un controsenso. Un parallelismo molto calzante, che mi viene in mente ora mentre scrivo, è quello con le divinità categorizzate con il termine trickster. Loki per i norreni, Hanuman nell’induismo, Inanna nell’antica Babilonia; sono entità ossimoriche: aiutano e danneggiano gli uomini in egual misura, rappresentano la massima espressione della psiche umana nel suo marasma più inconscio. Indefinibili, non categorizzabili sotto una dicitura, così come il genere weird.


Giungo ora alla conclusione, e voglio suggerire tre opere, fruibili in tre media diversi, che riescono a catturare molto bene le vibes fantastiche in tutta la loro magnifica essenza:


  • Il racconto Non ho una bocca e devo urlare di Harlan Ellison. Lo potete trovare in audiolibro su YouTube, letto dalla stupenda voce di Librinpillole.


  • Il videogioco Fear and Hunger, sviluppato da una singola persona, Milo Haverinen, le cui tematiche toccano i disturbi psicologici, la disumanizzazione e il rapporto uomo-dio.


  • Il film The city of lost children, uscito nel lontano 1995 e con tematiche molto forti incentrate sul mondo onirico.


Buon viaggio, cari lettori e care lettrici. Alla prossima!



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